mercoledì 24 ottobre 2007

Miciulì

Ti fai chiamare Miciulì.
Affamata gattina trentacinquenne che mi porti a zonzo sul bagnasciuga sassoso della tua ultima spiaggia in una romantica tiepida serata estiva.
Scalzi si cammina male, si scivola tra i sassi e le onde.
E per non cadere ci si sorregge l’un l’altra.
Ti appoggi a me, mi tocchi le braccia, sfiori la mia pelle che si fa più sensibile con la tua prossimità.
Hai dichiarato solennemente che la nostra sarà solo una platonica amicizia duratura, che mai sarà trascinata dai flutti ormonali sulla zattera di un piacere sensuale.
Sei decisa, padrona dei tuoi sensi, certa della tua volontà.
Voi essere solo la mia donna-per-amico.
Ti senti un Manager femmina dominatrice della propria esistenza,
pianificatrice attenta del magro budget dei suoi sentimenti.
Hai il controllo pieno sui moti dell’animo, sai calcolare bene il costo futuro di certe azioni e sei capace di tenerti distante da ogni rischio.

Ma perché allora sul tonfo sonoro di un’onda più intensa, non attendi neppure la risacca, sillabandomi ancora il tuo bel nome, sposti l’accento, diventi interrogativa e sussurri a due dita dal mio lobo auricolare :
“Mi-ciuli ?”

Spiazzato!

Rifletto sulla femminea metamorfosi : da crisalide felina
impenetrabile, a farfallona golosa, suina insaccabile,
mutata nel batter di un flutto.

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