mercoledì 19 dicembre 2007

Climi e suini mai visti.


Non aprire quella porta, non vedi che gelo c’è la fuori, mi si stanno brinando gli occhiali da tanto gelida angoscia.

Lo so che è ancora settembre e che questa mattina quasi si sudava col sole che ancora c’è, ma tu adesso non aprire quella porta.

Se uscirai farà freddo nel mio cuore e poi entreranno le allucinazioni che giocano a tormentarmi le notti col nitido vetro del buio stellato, troppo vuoto per me.

Tienile fuori e non lasciare che nessun spiffero entri.

Il maialino con la faccia da bulldog alle dieci di mattina era a passeggio con un turista abbronzato, lo portava al guinzaglio perché non andasse a spaventare le oche guardiane.

I turisti si divertono sempre a far paura alle oche.

Mi ha parlato dell’estate finita, della tristezza che passa sempre a raccogliere i ritardatari, poi il turista ha cominciato a scalciare e non ha potuto finire il discorso.

Ma tu non aprire l’uscio, non pensarlo neppure.

Rimani qui.

Ti nutrirò con quel poco che resta. E se il maialino ritorna a finire il discorso, anche se ha la sua bella faccia da bulldog, ce lo faremo al forno.

Vedrai si lascerà rosolare.

Oppure gli chiederemo in prestito almeno un prosciutto.

Sono certo si concederà, se lo farà affettare.

Svelarmi ora la tua segreta velleità vegetariana?

Che storia macabra, non la voglio sentire.

Di questo grasso colato negli anni ti sei nutrita e non era sempre margarina vegetale.

Ora vuoi aprire alle folate fredde e lasciarmi vergine e angosciato.

Mai una carezza proibita, un tocco sensuale, un intimo sfregamento.

Mi vuoi esporre allo zero termico?

Come un vegetale in autunno che teme la brina, non l’ho mai conosciuta ma mi brucerà.

Però, che sciocchina!

Lo credi tu, di lasciarmi angosciato, vegetariano e vergine: chiedilo a tua cugina se è dello stesso parere.

Lei adora le braciolate, le grigliate di coppia (forse anche di gruppo). Attizza il fuoco della brace soffiandoci sopra rovente carnoso desiderio.

Domanda a lei con quale angoscia guarnivo il contorno dei miei secondi piatti, quando tu celebravi l’elogio al sedano sventolando un toast bruciacchiato.

Va bene che a forza di stare con te ho cominciato anche a parlare ai maiali : con quello che mi facevi mangiare non potevo pretendere altro.

Certe sere c’era il tuo polpettone di verdura che cominciava pure lui a fare dei seri discorsi, e pretendi che alle dieci di mattina dopo il tuo cenone di addio una persona normale non debba andare in giro a vedere turisti al guinzaglio ?

A proposito le oche mi hanno detto di salutarti, non sono allucinate ed almeno a loro tu, un tantino, mancherai.

transizioni umorali

Ho fatto montare una scala interna,
dal basso delle depressioni mi conduce più comodamente all’abbaino delle evasioni.
L’ho fatta piazzare un po’ di fretta è provvisoria
e la vertigine degli scalini senza parapetto
comporta qualche crisi d’ansia nella risalita.
La sera porto i miei stati d’animo in agitazione a pasturare tra le tegole come pollastri nell’aia.
Sul tetto mi accovaccio ed aspetto, a fianco del camino in silenzio,
che la luce dell’alba mi lenisca le idee.

giovedì 13 dicembre 2007

Accensioni


Com’è che non riesco più a volare ?
Non mi eccitano più le turbolenze d’alta quota ?
Perché non mi sollevo e non trovo più la forza di abbandonare tutta questa monotonia, di staccarmi dalla superficie di questa tediosa materialità ?
Ma certo!
Che stupido!
Non avevo acceso il turbomotore a supercarburante ionico ozonizzante !

Panini per scaldare l'anima


Attimi tristi e vuoti, in cui cerchi qualcosa.

Una giornata straripante di squallore umano ha scavato solchi dolorosi sui fianchi delle colline di tutti i tuoi buonumori.

Hai bisogno di riempire dei profondi abissi,
un bisogno impossibile da soddisfare.

Incolmabili interiori crepe senza fondo,
ci hai provato a riempirle con un torrente di lacrime, ma è stata una consolazione inutile.

Poi nella notte alle volte basta una luce, un neon, una scritta colorata.

E si riaccende la speranza di poter ancora trovare ciò che manca.

Un libro fantastico sotto l’albero di Natale



Come regalo per il prossimo Natale mi sono fatto suggerire un libro da leggere sotto l’albero da un mio amico geometra, ve lo consiglio a tutti, non si concede a una lettura spedita ma è davvero avvincente, si intitola : “Solai in cemento armato, dalla Teoria all’esecuzione di cantiere”.

Tempi cariati

Sono stati tempi stracarichi di tensioni nervose, di stress lavorativi, di timori assillanti.

Tempi in cui l’unica distrazione per fuggire dal peso intollerabile dei mille grattacapi era andare dal dentista.

L’unica via di fuga per tirami fuori dal gomitolo straziante e ingarbugliato di infinite persecutorie frustrazioni era il trapano del mio odontoiatra. E’ un aggancio poderoso a cui aggrapparsi per tirarsi fuori dalla disperazione di una mente intrappolata nelle sabbie mobili dell’inquietudine perpetua.

Quel suo sibilo che fa venire la pelle d’oca, nel momento in cui diventa tremore che scava, che trivella, che si trasmette alla tua mandibola e poi vibra nelle ossa della calotta cranica, sa essere una distrazione irresistibile che ti porta lontano da tutte le preoccupazioni.

La testina rotante che trapana nel tuo dente si contrappone con prepotenza a tutte le altre tensioni.

La paura del dolore, il dubbio che l’anestetico non sia entrato bene in circolo diventa un monopolio nell’economia del subconscio. Dilaga, impera, c’è solo lui.

Il timore che la polpa nervosa sotto lo smalto eroso sia ancora viva, sensibile e prossima a scaricarti addosso una fitta di dolore puro è un oggetto luminoso accecante al centro di una stanza buia.

Ora è l’unica luce nella tua mente, il solo faro: intorno finalmente il vuoto che non riuscivi a trovare nelle pene spinose dei giorni passati.

Sudori freddi congelano i polsi e moderano quella febbre che aveva cotto le tue cervella.
Adesso finalmente sei libero.
Hai otturato le tue frustrazioni, murate sotto il mastice che piano piano indurisce.

Tutto è finito e torni a casa.

Poi un terribile giorno ti guardi allo specchio e ti scopri costretto a confessarti la verità più difficile: hai finito la carie.

Fiuto

Se in giro c'è vernice fresca sento puzza di solvente già a 50 metri.

Arturo invece ha fiuto per gli affari, lui se c'e' puzza di fregatura sente odore di insolvente a 20 rate di distanza.

Perplesso

Di questa strana cosa chiamata umanità,
di cui fa parte anche chi si sente diverso,
di cui fa parte anche quello con cui non abbiamo niente da spartire.

Multe a fin di bene


Zio Arturo ha sentito alla radio che il consiglio comunale, per le feste natalizie, ha proposto di far pagare le multe per infrazioni al codice della strada in “giocattoli”.

Il multato dovrà presentarsi in comune con l’equivalente del valore in giochi, che verranno poi donati ai bambini delle famiglie meno abbienti della città.

Nel programma radiofonico hanno intervistato un signore commosso che, andato in comune a pagare la multa, quando ha saputo dell’iniziativa ha di sua volontà versato il doppio del dovuto.

L’uomo ha dichiarato al cronista di non essersi mai sentito così bene nel pagare un’infrazione.

La trovata ha riscosso un successo enorme in città.

Anche Zio Arturo si è commosso e per non essere da meno ha preso subito l’auto, è partito veloce ed al primo semaforo oltre a passare volutamente col rosso ha anche chirurgicamente tirato sotto un gruppo di pedoni che attraversavano ordinatamente sulle strisce (per fortuna senza frantumare troppe ossa).

La sua è stata la partecipazione più ricca e di maggior prestigio in assoluto.

Oltre ai giochi dei bimbi, con quello che ha spillato, hanno comprato anche un mini alloggio ad alcuni genitori.

mercoledì 12 dicembre 2007

Sponde di complementarietà esistenziale nel rapporto di coppia.


Trent'anni della vita a cercare la giusta buca in cui finire i tuoi giorni.
Il fato, la sfiga, le sponde sbagliate e mai la fortuna di poter vincere nemmeno una misera partita. Nemmeno un consolatorio fortuito orgasmo di ripiego.
Poi il lampo di genio ti illumina.
Provassi a mettere un pochino di gesso sulla punta della stecca ?

lunedì 3 dicembre 2007

Armi improprie


Nonno Rocco non ci aveva ancora pensato, quando ha visto il pannello stradale gli si è accesa una lampadina nella scatola cranica (c’è solo la lampadina là dentro) e adesso taglieggia il vicinato seminando panico e minacce, armato del suo Apecar 125cc del ‘99.

Buon Consumismo a tutti !!!


Buon Natale a chi sa di non aver capito tutto della vita e si spreme ogni giorno per inseguire la sua risposta più adeguata, perché sa che la verità non si trova sotto l’albero.

Buon Natale a chi non ha capito bene che cosa realmente si stia festeggiando.

Buon Natale a chi ha la nausea delle code all’Ipermercato, perché pensa che in un carrello della spesa stracolmo non ci potrà mai essere La Risposta.

Buon Natale a chi lo sa, che cercare alternative alle verità precotte distribuite gratis dai pulpiti catodici (e non) è duro, faticoso e sgradevole. Ma vuole farlo ugualmente.

Buon Natale a chi Dio lo cerca sempre, ogni giorno, magari con un telescopio in mezzo alle leggi che regolano il cosmo, tra i misteri della meccanica quantistica, o sull’espressione stupita del volto di un bimbo curioso che guarda sorgere la luna e ti chiede perché.

Buon Natale a chi è saturo e frustrato ma ha ancora voglia di guardare due passi più al di là delle spiegazioni che gli vengono fornite ai banchetti dell’ipocrisia del consumismo religioso.

Buon Natale a chi crede che domani sarà migliore di oggi solo se sapremo costruircelo.

A chi invece nella vita ha già capito tutto e non ha bisogno di altre risposte perché non ha neppure una domanda, auguro che sotto la catasta dei regali possa trovare almeno un dubbio, magari di carbone.

miracoli fosforescenti

Santi Lumi squarciate queste tenebre d'incerto meditare, ridatemi un nuovo chiaro punto di vista.

Signori del Neon, creatori dei LED a basso consumo, padroni delle lampade alogene, dominatori dell'abajour correte in mio soccorso.
Il buio qui incombe, è una marea montante che già mi cela le caviglie ed ora anche le ginocchia vedo fredde tacere nell'ombra.


Anelo cavalcare l'onda elettromagnetica e farmi trascinare dal sacro istinto dell'emissione fotonica.

Sogno il verde di un semaforo, per premere sull'acceleratore.
Il conforto dell'insegna della prossima pasticceria per saziar la gola. La croce lampeggiante di una farmacia per cacciar via il mal di testa.

Lumi Santi non lasciate che la materia mi resti oscura.
Che il peso si faccia onere cupo dalle dimensioni stellari.

Non abbandonatemi a gravitare attorno ad un centro di incertezze di inaudita gravità, come canta Franco.

Le opinioni astrali sono corpi con eccessi di massa e se permanenti in modo eccessivo rischiano di tramutarsi in buco nero.
E sono cazzi cari amici !
Tutto risucchiato dentro anche le onde luminose.

Per questo Vi prego miei Lumi, ridatemi uno dei vostri raggi.
Sparatemi un vibrante dardo che scateni anche solo un solitario lampo...
Mi potrebbe bastare a capire ciò che mi contorna l’esistenza: un flash che mi consenta un’istantanea dai contorni incerti sarebbe già un prezioso inizio.

Concedetemi un momento di nascita in cui partorire una strategia per proseguire, anzi per partire.
Questo buio mi congela e non mi lascia fare nulla.

Lumi accendetemi, ma non troppo, ch’io possa ardire eroiche imprese e non ardere di temperamenti troppo focosi.
O almeno di a Babbo Natale di portarmi un gruppo di continuità, anche di quelli più economici.